Percorsi Esperienziali e Interpretazione del Patrimonio Culturale: Vol. 1: Origini e Principi Teorici
Cap. 3: I Principi dell’Interpretazione integrati
IGNAZIO CALOGGERO
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Codice ISBN: 9788832060218
3. I Principi dell’Interpretazione integrati
3.1 I 18 Principi dell’Interpretazione
3.2 Definizioni di Interpretazione
3.3 Differenza tra Educazione e Interpretazione
3. I Principi dell’Interpretazione integrati
Tipi di Interpretazione
Prima di presentare i principi dell’interpretazione da me rivisitati, è opportuno chiarire che quando si parla di interpretazione è opportuno distinguere tra:
- Interpretazione diretta (Interpretazione personale): Esperienze di Interpretazione che prevedono la partecipazione diretta sia degli interpreti sia degli ospiti nelle attività interpretative. L’Interpretazione diretta offre ai visitatori l’opportunità di interagire di persona con un interprete (contatti informali, discorsi, passeggiate guidate e dimostrazioni dal vivo, ecc.)
- Interpretazione mediata (Servizi di Interpretazione o Interpretazione non-personale) Realizzazione degli strumenti e dei servizi di comunicazione (cartelli, segnaletica, mappe, opuscoli illustrativi, guide, volantini, produzioni e postazioni multimediali, allestimenti, siti web, app, ecc.) e progettazione dei Piani di Interpretazione
Secondo il National Park Service, che usa i termini servizi personali e servizi non personali (o servizi media), i servizi personali raggiungono solo il 22% dei visitatori, al contrario, oltre il 62% dei visitatori riceve servizi di interpretariato attraverso servizi media come brochure, giornali, audio tour ed etichette per mostre.[16]
Ho lasciato il termine “servizi” nel solo caso dell’interpretazione mediata, in quanto questo aspetto potrebbe essere considerato effettivamente un servizio. Per quanto riguarda invece l’interpretazione diretta, voglio evitare di usare il termine servizio ed usare invece la parola “esperienza”, in linea a quanto già scritto al capitolo 1.2 “dal Prodotto alle Esperienze”.
Vista l’intima relazione esistente tra il concetto di esperienza e quella di interpretazione vorrei proporre una rivisitazione dei principi di Tilden integrandoli con quelli dei percorsi esperienziali e adattatoli con il concetto stesso di “interpretazione.
I seguenti principi, sono ipotizzabili, seppur con le diverse modalità di applicazione, sia all’interpretazione diretta che mediata.
3.1 I 18 Principi dell’Interpretazione
- Approccio Multisensoriale: L’interpretazione deve essere, il più possibile di tipo multisensoriale (coinvolgimento di almeno due o più sensi: vista, udito, tatto, olfatto, gusto)
- Approccio culturale (Identità locali): L’interpretazione deve permettere di approfondire la conoscenza di elementi di identità locale
- Unicità: il percorso di esperienza di Interpretazione deve presentare caratteristiche di unicità
- Centralità dei partecipanti: Ogni interpretazione deve tenere conto dei partecipanti e tenere conto della loro centralità rispetto al contesto
- Partecipazione: il percorso di esperienza di Interpretazione deve prevedere la partecipazione, possibilmente diretta, dell’ospite alle attività
- Processo educativo (Apprendimento esperienziale): L’Interpretazione deve prevedere una fase di apprendimento di tipo esperienziale
- Approccio tematico: ogni interpretazione dovrà essere costruita a partire da un tema che la caratterizza e che ne costituisce il filo conduttore.
- Approccio estetico: l’approccio estetico, è uno degli elementi, assieme a quello della partecipazione diretta, alla base del concetto di “immersione”. Gli eventi che costituiscono “la messa in scena dell’esperienza” devono essere progettati in modo da dare importanza a tutti gli aspetti che possano influire sull’estetica: l’atmosfera, il senso del bello, il luogo scelto per l’esperienza, la trama (sceneggiatura) che deve essere coerente con il tema scelto ed il luogo individuato.
- Intrattenimento: Ogni percorso di Esperienza di interpretazione dovrebbe anche prevedere dei momenti di intrattenimento che arricchiscono e rendono piacevole l’esperienza.
- Immersione: Il principio di immersione, così come nei percorsi esperienziali, è la diretta conseguenza dell’applicazione dei principi di partecipazione diretta e di approccio estetico
- Rivelazione (comunicazione ermeneutica): L’interpretazione è un processo comunicativo di tipo ermeneutico (arte o disciplina che sia), che mira a rivelare il significato più profondo delle cose. La rivelazione avviene attraverso la trasformazione dell’esperienza interpretativa personale vissuta dal visitatore
- Provocazione (comunicazione basata sulla provocazione): il processo comunicativo che permette all’interprete di svelare (non insegnare) e al partecipante del percorso di esperienza di scoprire (non a imparare) avviene grazie alla provocazione, da parte dell’interprete, della curiosità e del coinvolgimento dei partecipanti.
- Approccio sistemico (visione olistica): L’interpretazione deve avvenire con un approccio olistico, dovrebbe tener contro di tutti gli aspetti, delle relazioni e dei legami tra i partecipanti, il bene (o fenomeno) interpretato ed il contesto in cui si si vengono a trovare i tre elementi alla base dell’interpretazione: l’interprete, il bene (o fenomeno) e il partecipante.
- Approccio su misura: L’interpretazione deve tenere conto sia del target dei fruitori finale: età, scolarizzazione, contesto sociale di appartenenza, sia di altre variabili quali bisogni espressi e impliciti degli stessi fruitori. Per ogni target individuato dovranno essere individuati: temi, metodi e programmi specifici.
- Approccio creativo: Il processo di interpretazione deve precedere uno stile comunicativo che deve coinvolgere tutta la dinamica del pensiero, raccontando luoghi e fatti in modo creativo e coinvolgente e utilizzando tecniche interpretative quali storytelling e scrittura creativa
- Interpretazione fondata sui fatti: L’interpretazione deve avere all’origine fatti e luoghi concreti. L’informazione sui cui si fonda l’interpretazione deve basarsi su dati e informazioni approfondite e di qualità
- Semplicità e coerenza comunicativa: L’interpretazione deve prevedere un linguaggio che non sia eccessivamente tecnico, lungo o non pertinente con il contesto da interpretare
- Connessione emotiva (passione): L’interprete deve amare l’oggetto dell’interpretazione, il risultato dell’interpretazione è fortemente correlato alla passione e alla connessione emotiva che lega l’interprete e il fenomeno da interpretare.
Approfondiamo i singoli principi ricordando che i primi dieci principi non sono altro che i principi del percorso esperienziale, questo porta ad affermare che L’Interprete del Patrimonio è a tutti gli effetti un Regista di Esperienze (Experiential Manager o Manager delle Esperienze).
Un Percorso di Interpretazione è un percorso esperienziale (non il viceversa) ed è composto da una componente prettamente esperienziale (principi da 1 a 10) e una componente prettamente interpretativa (principi da 11 a 18).
I soli componenti prettamente interpretativi non bastano a realizzare un percorso interpretativo in quanto dovranno sempre essere applicati anche le componenti esperienziali.
Per questo motivo io utilizzerò spesso il termine di Percorso di Esperienza di Interpretazione per riferirmi ai percorsi interpretativi e Percorso esperienziale/interpretativo o semplicemente Esperienza per riferirmi sia ai percorsi prettamente esperienziali sia a quelli interpretativi.
In ogni caso mi appello al vostro buon senso, per capire di volta in volta il reale significato, in base al contesto in cui sono inseriti i singoli termini.
1. Multisensorialità
La modalità di esperienza multisensoriale, assieme a quella immersiva ed emozionale, è uno degli aspetti su cui hanno puntato molti degli interpreti del passato, soprattutto quelli che si sono interessati alla interpretazione ambientale. Le esperienze dirette e le osservazioni svolte sul campo comportano il coinvolgimento di gran parte dei sensi: vista, udito, tatto, olfatto e in alcuni casi, gusto.
Il contatto con la natura, gli animali ed il cibo offrono innumerevoli occasioni di multisensorialità.
Una passeggiata nei campi o nei luoghi di produzione in un ambiente rurale può essere una occasione di una esperienza multisensoriale davvero unica: percepire gli effetti del vento sulla pelle, il suono degli insetti o degli animali, l’odore dei fiori, del fieno, dell’uva pestata, del vino, dell’olio spremuto, delle erbe aromatiche, così come toccare con le mani fiori, animali, alberi e tutto ciò che ci capita di incontrare durante la passeggiata (a parte le ortiche, non consiglierei di arrivare a tanto!).
Alcuni eventi spesso integrati con l’offerta esperienziale quali le escursioni e le visite guidate, di per se sono eventi multisensoriali, negli altri casi, come ad esempio i servizi alle persone, di intrattenimento o la stessa predisposizione delle camere e degli ambienti comuni della struttura in cui si è ospiti, dei tavoli e dello stesso cibo, si tratta spesso di aggiungere elementi che arricchiscono l’esperienza: luci, odori, suoni, ambienti immersivi ed altri stimoli sensoriali.
Per il settore enogastronomico è utile ricordare la frase di Charles Spence:
“Anche mordere un’albicocca fresca si rivela una esperienza multisensoriale, in quanto il cervello mette assieme il profumo, il sapore, la consistenza, il colore, il suono dei denti che affondano nella polpa succosa, per non parlare della sensazione pelosa della buccia sulla mano e all’interno della bocca”.
(Charles Spence – Gastrofisica: la nuova scienza del mangiare).
Per le interpretazioni dirette (interpretazione personale) quindi, non è difficile applicare questo principio, in quanto insito nella natura stessa del percorso.
Qualche difficoltà di applicazione potremmo averlo in caso di interpretazione mediata (servizi di interpretazione). Un cartello o una etichetta in legno anche se ben interpretata da sola difficilmente può essere associata al concetto di multisensorialità, ma un intelligente accoppiamento che vede, eventualmente laddove possibile, l’uso combinato della tecnologia multimediale o di altri accorgimenti anche non necessariamente tecnologici possono attivare altri sensi oltre alla vista compreso i sensi dell’olfatto, dell’udito e del tatto. Tutto rimane alla capacità creativa dell’Interprete.
Quando possibile quindi, potrebbe essere consigliato l’utilizzo di strumenti multimediali che combinano testi, suoni, luci e video ed in alcuni casi anche capaci di creare stimoli tattili e olfattivi. In quest’ottica si intensificano i casi di mostre tattili sensoriali nei diversi settori in cui l’interpretazione trova spazio.
Un aiuto alla Multisensorialità e dato quindi dall’utilizzo di tecniche e metodologie tipiche del Marketing Sensoriale. Un breve cenno alle diverse situazioni.
Udito
L’udito, come altri sensi, influenza un’esperienza enogastronomica. I suoni possono, oltre che incidere in modo positivo o negativo sul nostro stato d’animo, modificare anche il gusto degli alimenti, alterandone addirittura la percezione. Le ricerche dello psicologo esperto di gastrofisica, Charles Spence hanno permesso di scoprire che alcuni suoni possono influenzare le papille gustative delle persone e che la musica può far sembrare il cibo il 10% più dolce o salato.
E’ opportuno tenere presente che durante il pasto, stimoli uditivi esterni intensi e/o prolungati possono diminuire la sensibilità ai sapori. Il Rumore non colpisce solo l’udito ma anche il “gusto.
Anche i suoni intrinseci degli alimenti che avvengono durante la masticazione possono essere uno stimolo positivo, ad esempio il croccante delle patatine. Addirittura, in alcuni, casi come appunto quello delle patatine si creano i sacchetti che li contengono in modo da avere un certo rumore che ricorda il concetto della croccantezza.
La musica e l’intero ambiente spesso incidono sugli stessi comportamenti degli ospiti, in tal caso è utile tenere conto dei seguenti elementi:
- La musica di sottofondo eccessiva può essere un disturbo oltre a non facilitare, a volte, la semplice comunicazione tra i partecipanti;
- La musica ad alto volume e ritmata tende a creare una atmosfera che porta a ridurre i tempi di permanenza in un locale dove si mangia o beve, viene, infatti usata in alcuni locali per far liberare prima i posti;
- La musica classica crea un’atmosfera rilassante, tende a far rimanere di più e far predisporre il cliente a pagare di più il servizio;
- Ovviamente il tipo di musica deve adattarsi anche al contesto, probabilmente non capiterà di frequente sentire la musica classica in un fast food o in una birreria bavarese.
Alcuni esempi:
- Il menù Sound Bite: La compagnia aerea britannica British Airways associa i pasti a brani musicali appositamente abbinati al fine di migliorare il sapore del cibo servito a bordo. Sulla base di uno studio condotto dal professore britannico Charles Spence, la compagnia aerea ha sviluppato un menu denominato “Sound Bite” a 13 tracce, disponibile sui voli a lungo raggio. I passeggeri possono scegliere tra brani come Scream di Paolo Nutini per l’antipasto di salmone scozzese, poiché si dice che i musicisti scozzesi rafforzino la provenienza dei cibi scozzesi. Nel frattempo, la musica di James Blunt e Madonna sono entrambi abbinati ai dessert, poiché si dice che i loro toni acuti mettano in risalto i sapori dolci. Allo stesso modo, il vino è abbinato alla musica classica e rock, che si dice aumenti la percezione della qualità e della profondità del sapore.
- Food Ensemble – Cucina Elettronica: I Food Ensemble sono tre giovani artisti che cucinano dal vivo e trasformano i rumori della preparazione, in brani che accompagnano la degustazione. I piatti vengono realizzati davanti agli occhi dello spettatore proprio come in uno show cooking, i rumori della preparazione si trasformano e diventano musica, dal vivo come in un concerto live. L’esperienza è costituita da una degustazione di quattro portate unito ad un concerto di quattro composizioni. L’Ensemble è composto da Francesco Sarcone, musicista e premiato sound designer, manipolatore di suoni per comporre musica espressa, Andrea Reverberi, chef formato nelle cucine tradizionali, amante della commistione di sapori ed esperienze e Marco Chiussi fonico, sous-chef e Sommelier.
Il Tatto
La stimolazione tattile nella bocca cattura il sapore, ma l’esperienza gustativa è anche influenzata dall’esperienza tattile che si prova toccando direttamente il cibo con le mani.
Ecco alcuni esempi di ristoranti in cui alcune portate vengono mangiate usando le mani:
- Mugaritz di San Sebastian: La prima parte delle 25 portate del menu si mangia usando direttamente le mani, i commensali ad un certo punto vengono invitati a visitare la cucina per osservare il dietro le quinte e scambiare due parole con lo chef.
- Noma di Copenaghen: Le prime portate sono da mangiare con le mani e la durata del pranzo o della cena è di circa due ore e mezza.
Olfatto
L’olfatto, più degli altri sensi, ha una stretta relazione con il cervello, si è scoperto infatti che i recettori olfattivi non sono altro che una estensione del nostro cervello in quanto sono a contatto diretto con il sistema limbico, la zona del nostro cervello in cui risiedono l’emotività, l’umore e il senso di autocoscienza.
Uno studio condotto da parte della Rockefeller University, ha mostrato che nel breve periodo ricordiamo solo l’1% di ciò che tocchiamo, il 2% di quello che ascoltiamo, il 5% di quello che vediamo, il 15% di quello che gustiamo e fino al 35% di quello che odoriamo, sottolineando l’importanza di tale senso dal punto di vista commerciale.
I profumi, oltre ad aumentare e migliorare il gusto, come è il caso delle offerte enogastronomiche, possono essere anche usati per stimolare ricordi e associazioni mentali positive.
In alcuni casi vengono usati aromi di sottofondo (aromi atmosferici) per creare un’atmosfera o un clima particolare che serve a rafforzare l’esperienza (sia essa legata al servizio enogastronomico, sia essa legato ad altri tipi di servizi, quali il soggiorno in una struttura ricettiva, la permanenza in un centro benessere, o alla permanenza all’interno di un punto vendita).
Charles Spence, nel suo libro “Gastrofisica: la nuova scienza del mangiare”, racconta come il nonno che aveva un negozio di alimentari nel nord dell’Inghilterra, spargeva dei chicchi di caffè di prima qualità per terra, nello spazio dietro il bancone. Quando entrava un cliente, schiacciava i chicchi con il piede, rilasciando nell’aria un aroma che, sperava, li avrebbe spinti a comprare un po’ di caffè.
Altro esempio di marketing sensoriale: Dunkin Donuts, tempo fa attivò una campagna pubblicitaria per promuovere il loro caffè, come bevanda. L’idea fu quella di mettere l’annuncio sugli autobus in Corea del Sud diffondendo l’odore del caffè. Per farlo, hanno creato una macchina che ha attivato quel noto profumo durante l’annuncio. In questo modo, le persone sono state in grado di associare il profumo al brand. Ma per essere ancora più strategici, hanno selezionato le linee di autobus che si fermavano davanti ai negozi Dunkin Donuts.
Ovviamente non bisogna esagerare con i profumi, ad esempio nel caso di una esperienza enogastronomica è sempre opportuno stare attenti affinché il profumo di sottofondo non vada in competizione con gli aromi del cibo stesso (aromi in primo piano).
Anche la scelta dei profumi è importante, una scelta legata esclusivamente in base ai propri gusti personali potrebbe portare ad individuare un profumo sbagliato, magari fuori dal contesto del prodotto/servizio che si vuole proporre alla clientela e quindi creare effetti indesiderati. Negli Hotel, ad esempio, è orami molto diffusa l’abitudine di utilizzare fragranze che costituiscono in alcuni casi una vera e propria firma olfattiva della struttura.
Dalla Rete
Per i prossimi esempi vi invito a non limitarvi alla semplice lettura, il messaggio che desidero comunicarvi potrà essere compreso a fondo solo guardando i video (da YouTube) che potrete visualizzare scannerizzando il QR-Code con il vostro smartphone che sicuramente avete con voi.
Fat Duk
Un esempio in cui i commensali, con il supporto di cuffie, ascoltano il suono del mare gustando un antipasto di mare.
Ristorante Ultraviolet di Shanghai
Ambiente immersivo al ristorante con la prima esperienza culinaria multisensoriale al mondo a Shanghai.
Vincent Van Gogh Alive
Mostra immersiva all’Atelier des Lumières di Parigi
Video Art Installation – Melinda – GOLDEN THEATRE
Il Melinda Golden Theatre è un’esperienza immersiva ed emozionante, si trova a Val di Non in Trentino
2. Approccio culturale (Identità locali)
Se l’esperienza è di tipo culturale o se ci riferiamo ad un percorso di interpretazione del patrimonio culturale significa che per definizione gli elementi di identità locali sono compresi nel precorso: luoghi, storie, prodotti tipici, usi, costumi e tradizioni.
Ad esempio, un evento enogastronomico all’interno di un borgo antico presenta caratteristiche di unicità legati proprio al fatto che si lega a percorsi di unicità culturale, in quanto ogni borgo ha una sua unicità che lo caratterizza. Analogo discorso può dirsi per le attrattive culturali e naturali del luogo.
Tali identità possono essere quindi elementi culturali, naturali, storici o demoetnoantropologici. Un intelligente (e competente) “racconto” di tali identità farà sì si creino i presupposti per una connessione emotiva tra il partecipante e la risorsa culturale oggetto del percorso esperienziale/interpretativo. Una connessione che renderà duraturo il ricordo dei luoghi e della stessa esperienza vissuta.
Esempio da “vedere”
Hotel Eremito – Vacanze in Monastero
3. Unicità
Anche l’unicità dell’esperienza culturale o di interpretazione culturale risiede proprio nella sua natura. Una esperienza culturale autentica non è in genere, una offerta seriale e di massa.
I prodotti ed i servizi, eventualmente inclusi nel percorso esperienziale/interpretativo sono solo un aspetto indiretto, le componenti essenziali sono emozioni, sensazioni, capacità di far “sentire” e “scoprire” qualcosa di diverso dal solito e quindi “unico”.
Un evento enogastronomico all’interno di un borgo antico presenta caratteristiche di unicità legati proprio al fatto che si lega a percorsi di unicità culturale, in quanto ogni borgo ha una sua unicità che lo caratterizza. Analogo discorso può dirsi per le attrattive culturali e naturali del luogo.
I luoghi culturali visiti sono sicuramente importanti ma è la capacità interpretativa (e creativa) dell’interprete, il tema o il racconto scelto che renderanno unica l’interpretazione.
L’unicità è legata anche al fatto che i visitatori sono “unici” e quindi in quando attori attivi dell’esperienza interpretativa la renderanno unica e irripetibili, almeno dal loro punto di vista soggettivo.
4. Approccio relazionale (centralità e unicità delle persone)
Un percorso esperienziale dovrebbe essere caratterizzato dal fatto di essere un processo interattivo che si traduce in una forte relazione umana tra chi offre l’esperienza e chi la riceve. Si assiste ad una forma di personalizzazione dell’esperienza, anche in base alla personalità dell’ospite che assume un ruolo centrale. La capacità di comunicazione empatica che dovrebbe avere chi offre l’esperienza, il ricevere “sensazioni” sono legate alle relazioni che si vengono a creare durante l’esperienza, favorite anche dalla presenza di un numero limitato di persone che contemporaneamente usufruiscono dell’offerta esperienziale
Nel caso dell’interpretazione tale relazione empatica deve avvenire tra l’interprete (e le persone del team coinvolti nel percorso) e il partecipante dell’esperienza interpretativa stessa.
Questo aspetto si ricollega a quanto indicato da Tilden nel primo dei suoi principi dell’interpretazione:
“Qualsiasi interpretazione che non metta in relazione ciò che viene illustrato o esposto con un aspetto della personalità o con l’esperienza del visitatore risulterà sterile”
Il partecipante ad un percorso di interpretazione assume un ruolo centrale nel processo di comunicazione interpretativa e di questo dovrà tenerne conto l’interprete che dovrà trovare una connessione profonda con la stessa personalità del partecipante. Questo potrà avvenire solo se si riesce ad attivare un approccio comunicativo basata sulle relazioni umane.
Questo principio può essere applicato, per certi aspetti ed in maniera ovviamente limitata, anche ai servizi interpretativi. In tal caso la stesura degli strumenti di comunicazione dovrà tenere conto per quanto possibile, di quelli che sono gli aspetti delle personalità o delle esperienza dei fruitori del servizio interpretativo cercando di creare relazioni gli argomenti esposti con aspetti della vita quotidiana.
Questo principio è visto come uno dei fattori di qualità dell’interpretazione da Sam Ham:
“l’Interpretazione è rilevante se è significativa e personale”
ed è inserito tra i Tilden’s Tips di Reverka (Relate).
5. Partecipazione diretta
La partecipazione diretta è uno degli elementi alla base del concetto di “immersione”. La partecipazione diretta fa diventare attori consapevoli i fruitori dell’esperienza che non sono quindi spettatori passivi dell’evento. E’ questo il caso di esperienze realizzate nei centri di produzione (cantine, birrifici, frantoi, fattorie, ecc.) o delle escursioni che in quanto tali non esisterebbero senza partecipazione diretta.
Per favorire questo principio è utile implementare attività, durante il percorso esperienziale/interpretativo, che vedono il coinvolgimento diretto degli stessi.
Senza partecipazione attiva da parte dei partecipanti non può esserci una “esperienza autentica” che può realizzarsi solo a seguito dell’interazione tra gli accompagnatori e i partecipanti ed il pieno coinvolgimento di quest’ultimi.
Tale aspetto è stato sottolineato da Freeman Tilden nel suo libro “Interpretare il nostro Patrimonio” egli scrive:
La partecipazione non deve implicare un’azione, ma deve anche essere qualcosa che il partecipante stesso considererebbe come nuovo, speciale e importante[17]
Quindi non basta la partecipazione intesa come semplice azione ma deve essere speciale e come detto precedentemente “unica”.
Tilden sottolinea come la partecipazione accompagnata dalla dimostrazione siano degli ingredienti di interpretazione talmente impagabili che un interprete non dovrebbe mai lasciarsi sfuggire la possibilità di includere nei programmi di interpretazione[18]
Ricordo che fu Enos Abijah Mills, uno dei primi ad utilizzare una metodologia che faceva leva sulla partecipazione diretta da parte dei discenti e sulla capacità di trasformare i fatti in narrazione e i dati in racconto.
Veverka[19] ricorda che in fase di progettazione di un programma o servizio interpretativo, bisogna tenere presente che i visitatori conservano il
- 10 per cento di ciò che sentono.
- 30 per cento di ciò che leggono.
- 50 per cento di ciò che vedono.
- 90 per cento di quello che fanno
Per i servizi interpretativi l’applicazione di questo principio è più difficile ma sempre possibile, almeno in parte. Si tratta di creare, ad esempio un certo grado di autonomia da parte del partecipante ad attivare meccanismi di interattività che lo rendono attore, questo è possibile in ambienti espositivi grazie alla tecnologia che in alcuni casi può arrivare ad implementare meccanismi di realtà aumentata anche in assenza di interprete presente.
In alcuni casi la tecnologia potrebbe essere utilizzata anche all’esterno in quanto al posto di semplici cartelli e schede interpretative potrebbero essere realizzati totem informativi o una tecnologia che grazie ad un uso intelligente della multimedialità possa comunque facilitare un minimo di interattività da parte dei visitatori.
6. Apprendimento esperienziale
Un reale percorso esperienziale/interpretativo è una forma di apprendimento, infatti permette di imparare qualcosa di nuovo (e unico) attraverso il modello di apprendimento denominato “Apprendimento esperienziale” (Experiential Learning) che vede il coinvolgimento diretto e fisico nelle attività associate all’offerta turistica esperienziale (Es: cucinare, vendemmiare, mungere, realizzare prodotti artigianali, ecc.) o al percorso interpretativo.
L’offerta esperienziale culturale, soprattutto se realizzata attraverso la partecipazione diretta e legata alla conoscenza e comprensione delle identità locali è di per se una forma di apprendimento esperienziale.
Analogo discorso vale per una escursione, soprattutto se non è limitata alla semplice passeggiata nella natura ma se è accompagnata dalla descrizione dei luoghi, della flora e della fauna locale, delle storie, delle tradizioni locali e dalla conoscenza delle identità locali. Un aspetto da non trascurare è quello di inserire, all’interno della escursione naturalistica, momenti formativi esperienziali come potrebbe essere la raccolta di verdure spontanee (senape, cicoria, finocchietto selvatico, ecc.) accompagnate dalla spiegazione che permette di riconoscerle e altri aspetti che descrivono come possano essere legati alle tradizioni, eventualmente gastronomiche locali.
L’’apprendimento esperienziale” veniva indicato come particolarmente importante sia da Liberty Hyde Bailey sia da Charles Matthias Goethe ma dal momento che l’Interpretazione è intesa come attività educativa, anche da Freeman Tilden.
Ricordiamo che l’apprendimento esperienziale è un modello di apprendimento basato sull’esperienza diretta, studiato da due grandi pedagogisti come John Dewey (1859-1952) e Jean Piaget (1896-1980) e dallo psicologo Kurt Zadek Lewin (1890-1947), ma che si è diffuso grazie a David Kolb (1939) che, sulla base degli studi precedenti, ha sviluppato la “teoria dell’apprendimento esperienziale”.
Questo principio, facile per un percorso di esperienza diretta, è effettivamente difficile applicarlo anche ai semplici servizi interpretativi (interpretazione mediata) in cui il processo comunicativo ed educativo avviene in assenza dell’Interprete. In questi casi è necessario affidarsi all’ingegnosità e alla creatività dell’interprete (in questo caso visto come progettista del servizio interpretativo), all’uso della tecnologia multimediale e della realtà aumentata per il compito di trovare soluzioni adeguate per implementare una forma di apprendimento esperienziale anche in assenza fisica dell’Interprete.
7. Approccio tematico
Ogni percorso esperienziale/interpretativo dovrà essere costruito a partire da un tema che lo caratterizza e che costituirà la base di partenza dell’esperienza, esso è il filo conduttore che permettere di individuare, il luogo, la trama e gli elementi scenografici più adatti per rendere l’esperienza reale. Il tema, opportunamente sintetizzato sotto forma di titolo del percorso di esperienza, è il primo elemento attrattivo che dovrà essere comunicato ai potenziali fruitori del percorso di esperienza. E’ estremamente importante, in particolare per i percorsi esperienziali culturali, che il tema sia scelto in armonia con i luoghi individuati ed il territorio di appartenenza.
L’approccio tematico è utilizzato ampiamente nel settore delle esperienze, non a caso è uno dei principali elementi della messa in scena delle esperienze (Il Teatro come modello dell’esperienza).
Per i percorsi di interpretazione il tema ha l’importante compito di aiutare gli interpreti a organizzare il proprio racconto in modo da renderlo facilmente comprensibile e rendere efficace il percorso interpretativo. Il tema è in effetti l’aspetto dell’esperienza di interpretazione che i visitatori ricorderanno più a lungo.
Nei capitoli precedenti abbiamo visto come tale approccio sia stato messo in evidenza da William J. Lewis, ripreso e approfondito da Sam Ham nel suo modello T.O.R.E (precedentemente da lui chiamato modello E.R.O.T) e da Veverka[20].
Il tema dovrebbe[21]:
- Essere espresso come una frase breve, semplice e di senso compiuto.
- Contenere solo un’idea principale, se possibile.
- Rivelare lo scopo generale del sito, struttura, agenzia, programma, centro visitatori, ecc.
- Specifico.
- Essere formulato in modo interessante e motivazionale quando possibile.
Come ricordano Sam Ham, Veverka e il documento del National Park Service U.S[22], non bisogna confondere il tema con gli argomenti (Topics). Di seguito una tabella che evidenzia le differenze tra tema e argomento.
Fonte: Foundations of Interpretation Competency Narrative. Pag. 38
Ricordate sempre ciò che scrisse Freeman Tilden, nel capitolo “La Storia è tutto” del libro Interpretare il nostro patrimonio, afferma:
“… dare forma e una vita al proprio materiale per raccontare una storia, piuttosto che recitare un inventario”
Ed il tema è proprio lo strumento che permette di “dare forma e vita” al percorso interpretativo.
8. Approccio estetico
L’approccio estetico è uno degli elementi, assieme a quello della partecipazione diretta, alla base del concetto di “immersione”.
Nei percorsi di interpretazione che vedono i visitatori a contatto diretto con la natura, o altri aspetti del patrimonio culturale quali, ad esempio, antichi borghi, monumenti storico-artistici, gallerie d’arte e musei (se non degradati ed in condizioni “inguardabili”), l’estetica del percorso interpretativo può costituire un elemento del tutto naturale, negli altri casi può essere “artificiale” nel senso che è la conseguenza di una attenta progettazione dei vari aspetti che possano influire sull’estetica: l’atmosfera, il senso del bello, il luogo ed il tema scelti per l’esperienza, la trama (sceneggiatura) che deve essere coerente con il luogo ed il tema scelto.
Particolare cura dovrà essere posta nel favorire gli stimoli sensoriali che armonizzano l’esperienza ed eliminando il più possibile gli indizi negativi che potrebbero disturbare il percorso interpretativo.
Se gli aspetti estetici giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione interpretativa, bisogna evitare gli eccessi. In alcuni casi è utile ricordare quanto scritto da Blaise Pascal, citato da Freeman Tilden:
“Troppo rumore ci assorda; troppa luce ci acceca; troppa distanza o troppa vicinanza ci impediscono di vedere; un discorso troppo lungo o troppo corto lo rendono oscuro; troppa verità ci sconcerta” [23]
o semplicemente l’antico detto nostrano:
Il troppo stroppia (o storpia)
Tilden scrive che tra gli innumerevoli aspetti della bellezza, l’interprete sostanzialmente si occupa dei seguenti quattro[24]:
- Il contatto attraverso i sensi del visitatore con la bellezza dei panorami e dei paesaggi – con “selvaticità”: e assiomatico che la bellezza naturale, percepita attraverso i sensi, non abbia bisogno di interpretazione: si interpreta da sola.
- La bellezza dell’avventura della mente: la rivelazione dell’ordine della natura.
- La bellezza del manufatto: l’aspirazione dell’uomo a creare le cose belle.
- La bellezza della condotta o del comportamento di cui l’uomo si è dimostrato capace.
9. Intrattenimento
Il percorso esperienziale/interpretativo dovrebbe anche prevedere dei momenti di intrattenimento che arricchiscono e nello stesso tempo “alleggeriscono” e rendono piacevole l’intero percorso con dei momenti di puro assorbimento. Non bisogna dimenticare che i fruitori di una offerta esperienziale scelgono l’esperienza soprattutto per appagare il loro desiderio del piacere in quanto tale e non necessariamente per l’aspetto educativo che comunque non va mai dimenticato da chi progetta e fornisce l’offerta esperienziale/interpretativa.
Un percorso esperienziale/interpretativo ben progettato dovrebbe includere dei momenti di intrattenimento che oltre a rendere piacevole l’esperienza, facilitano la trasmissione del messaggio principale associato al percorso di interpretazione del patrimonio culturale interessato dalla esperienza.
Tilden usa il termine “animazione” e nel capitolo intitolato “Portare il passato nel presente” del suo libro Interpretare il nostro patrimonio[25] nel raccontare di una sua visita all’Airlington House già nota come la Custis Lee Mansion, una magione di stile neogreco che sorge presso Arlington, Virginia, Stati Uniti e che un tempo era la residenza principale del generale confederato Robert E. Lee, scrive:
“Entrando sentii che qualcuno stava suonando il piano, e sembrava così naturale che qualcuno suonasse il piano in quella casa, o in qualsiasi altra dimora storica in cui avessero vissuto delle persone! ….
… ho sentito la casa come se fosse popolata non dai visitatori come me, ma da coloro che avevano vissuto proprio li, gli uomini e le donne che amavano questo posto perché, per loro, significava casa. In salotto una ragazza attraente, vestita con costume del 1860, stava suonando le stesse melodie in voga all’epoca, e avrebbe potuto essere una vicina di casa di Miss Mary Custis”.
10. Immersione
Il principio di immersione è in realtà, come già indicato, la diretta conseguenza dell’applicazione dei principi di partecipazione diretta e di approccio estetico. Tecniche immersive possono essere implementate al fine di creare un ambiente scenico che vede i partecipanti immersi in un contesto multisensoriale.
Guardate l’immagine seguente relativa al modello di Pine e Gilmore (l’abbiamo già vista ricordate?) La seconda dimensione (lungo l’asse verticale) descrive il tipo di connessione o rapporto ambientale che unisce i partecipanti con l’evento o la performance, rappresentato. Si parte dall’Assorbimento, dove l’esperienza “penetra” nella persona attraverso la mente (es. quando si guarda un film alla TV) fino ad arrivare alla Immersione, dove la persona “entra dentro” l’esperienza prendendo fisicamente o virtualmente parte all’esperienza stessa.
Così come per l’approccio estetico, alcuni percorsi di interpretazione sono immersivi per la loro stessa natura. E’ il caso di esperienze che vedono i visitatori a contatto diretto con la natura, o altri aspetti del patrimonio culturale. In questo caso il principio è applicato per il semplice fatto che i visitatori sono immersi nell’ambiente circostante, soprattutto se sono attori partecipanti in modo attivo alla esperienza.
La progettazione di un percorso di interpretazione, deve quindi prevedere attività di tipo immersivo che coinvolgono direttamente il partecipante in attività multisensoriali e che lo vedono coinvolto non solo dal punto di vista manuale e tattile ma anche intellettuale ed emotivo.
Nei servizi di interpretazione, almeno nei casi in cui si realizzano eventi espositivi è possibile, combinando una adeguata progettazione scenica che tenga conto del principio estetico, utilizzando, se necessario, adeguate tecniche immersive, eventualmente puntando sulla tecnologia multimediale, in modo da creare una adeguata atmosfera che favorisce il principio stesso di immersione.
L’atmosfera nel suo complesso, vista come componente estetica dell’ambiente, i suoni, gli odori, le forme degli oggetti, degli stessi strumenti comunicativi e espositivi e se vogliamo, perfino la morbidezza della sedia su cui siamo seduti, influenza positivamente (se adeguata e coerente con il contesto) l’interpretazione e contribuirà a mantenere vivo il ricordo dell’esperienza vissuta.
Dalla Rete:
GENIUS Da Vinci Immersive Experience
11. Rivelazione (comunicazione ermeneutica)
Permettetemi di partire da alcuni concetti base sul significato di ermeneutica.
Ermeneutica (Arte dell’Interpretazione)
Il termine deriva dal greco hermeneia deriva dal sostantivo greco hermeneia, a cui viene designato il significato di interpretazione ma anche di spiegazione, dichiarazione, traduzione, espressione del pensiero ed elocuzione. In latino sarà poi tradotto come interpretatio[26]
In ambito filosofico l’ermeneutica è Arte, tecnica e attività di interpretare il senso di testi antichi, leggi, documenti storici e simili. (Treccani)
L’ermeneutica è quindi vista come arte (o scienza) dell’interpretazione. Interpretare qualcosa, ha come obbiettivo, in ultima analisi, conoscerne il significato, nel suo senso più profondo.
L’ermeneutica è usata in svariati ambiti tra questi: filosofico, religioso, letterario, artistico e pedagogico (pedagogia ermeneutica)
Interpretazione ed Ermeneutica
L’interpretazione è un processo comunicativo di tipo ermeneutico (arte o disciplina che sia), che mira a rivelare il significato più profondo delle cose. La rivelazione avviene attraverso la trasformazione dell’esperienza.
Un interessante studio che mette in risalto l’approccio educativo in ambito pedagogico è quello di Riccardo Pagano che ha pubblicato nel 2018 il libro “Educazione e Interpretazione”
Pagano indica come differenza sostanziale tra sapere ermeneutico e sapere scientifico il fatto che il primo, a differenza del secondo è un sapere extrametodico.
“E se di un sapere metodico si può ricostruire ogni passaggio, di quello extramedodico non tutto e ricostruibile, perché tocca aspetti dell’umano come la sensibilità, la linguistica, l’estetica… difficilmente perimetrabili e osservabili”[27]
Pagano riferendosi agli studi di metà del Novecento di Heidegger e Gadamer, scrive:
“L’interpretazione, quindi non è una delle procedure metodologiche delle scienze dello spirito, ma è il modo costruttivo di essere dell’uomo del mondo. L’interpretazione acquista così una valenza ontologica perché non è finalizzata solo alla conoscenza e alla comprensione, ma svela l’essere stesso dell’uomo”[28].
Tilden, attraverso i suoi scritti, mette in stretta relazione i concetti di interpretazione e di ermeneutica.
Ecco cosa scrive Tilden[29]
“Ogni vero interprete, oltre ad essere preparato sulle informazioni e diligente nell’uso della ricerca, saprà spingersi oltre l’apparenza verso la vera essenza, oltre il particolare verso la visione d’insieme, oltre una verità verso una verità più ampia”
“L’interprete deve rivelare al pubblico una verità più profonda che si cela dietro l’esposizione dei fatti”
“L’interpretazione deve saper sfruttare la pura curiosità per portare all’arricchimenti della mente e dello spirito”
Molti altri autori puntano sul concetto di rivelazione, il secondo principio dei quindici esposti da Larry Beck/Ted T. Cable è certamente legato al concetto di rivelazione:
“Lo scopo dell’interpretazione va oltre il fornire informazioni per rivelare (reveal) un significato e una verità più profondi.”
In realtà una lettura attenta del terzo principio di Larry Beck/Ted T. Cable porta a pensare che anch’esso si avvicini al concetto di rivelazione:
“La presentazione interpretativa – come opera d’arte – dovrebbe essere concepita come una storia (story) che informa, diverte e illumina.“
Vi ho già descritto i Tilden s Tips di Veverka, e se ricordate, il terzo, riguarda proprio il concetto stesso di rivelazione. Vi invito a rivedere l’esempio di scrittura interpretativa riportato da Veverka dove si evidenzi un modo di esprimere il concetto di rivelazione all’interno di un racconto.
A proposito degli ambiti di una esperienza, potremmo completare la seguente frase di Pine e Gilmore:
“Partecipando a un’esperienza estetica gli ospiti vorranno essere lì, a un’esperienza di intrattenimento vorranno guardare, a un’esperienza d’evasione vorranno provare, a un’esperienza educativa vorranno imparare.”
aggiungendo la seguente frase:
Partecipando ad un’esperienza di interpretazione gli ospiti vorranno scoprire
12. Provocazione (comunicazione basata sulla provocazione)
Il processo comunicativo che permette all’interprete di svelare (non insegnare) e al partecipante del percorso di esperienza di scoprire (non imparare) avviene grazie alla provocazione, da parte dell’interprete, della curiosità e del coinvolgimento dei partecipanti.
Il termine “provocazione” va inteso, ovviamente, in termini positivi, si riferisce al fatto che l’interprete deve essere capace di provocare l’interesse del partecipante al percorso di interpretazione, attraverso domande o affermazioni provocatorie.
Il quarto principio di Tilden afferma chiaramente che lo scopo principale dell’interpretazione non è istruire ma provocare. Emblematica la seguente frase di Tilden:
“Purtroppo, mi è capitato troppe volte, da partecipante a questi gruppi, di vedere il mio entusiasmo frustrato dall’incontro con un interlocutore che ha scambiato il dare informazioni per interpretazione, diventando un triste istruttore invece di una guida appassionante”[30]
Tilden rimarca l’importanza di allargare il più possibile il campo di osservazione e pensiero del partecipante in modo da raggiungere, ciò che affermava lo scrittore, poeta e insegnante Henry van Dyke:
“l’levazione alla gioia per mezzo dello stupore”[31]
Questo principio coincide con il quarto principio di Larry Beck e a Ted T. Cable ed il primo dei Tilden’s Tips di Veverka.
Nel paragrafo precedente vi ho invitato a rivedere l’esempio di scrittura interpretativa riportato da Veverka e se lo avete fatto (spero di si), noterete che l’esempio riportato riguarda anche il concetto di provocazione.
13. Approccio sistemico (visione olistica)
Il termine olismo deriva dal greco “olos” che significa “tutto, intero, totale”. La visione olistica esprime il concetto secondo cui il tutto è più della somma delle parti di cui è composto e quindi l’uomo e il contesto attorno a lui devono essere visti nel loro insieme e non separatamente.
Un percorso di esperienza di interpretazione in chiave olistica dovrebbe tener contro di tutti gli aspetti, delle relazioni e dei legami tra i partecipanti, il bene (o fenomeno) interpretato ed il contesto in cui si si vengono a trovare i tre elementi alla base dell’interpretazione: l’interprete, il bene (o fenomeno) e il partecipante.
Questo principio corrisponde al quinto principio di Tilden: “il tutto anziché una parte” (ricompreso a sua volta nel quinto principio Larry Beck e a Ted T. Cable e nel quarto Tilden’s Tips).
E’ opportuno chiarire che “Il tutto” va inteso sia al bene da interpretare sia al partecipante stesso (the whole man).
Nel primo caso, quando il tutto (the whole) si riferisce al bene da interpretare, si traduce nel fatto che l’interpretazione deve puntare a fornire non singole informazioni slegate tra di loro ma fornire una visione di insieme del bene interpretato.
“è molto meglio che il visitatore di un’area protetta, naturale, storica o preistorica, vada via con una o più immagini complete nella sua mente, che con una serie di informazioni slegate fra loro che non gli permettono di comprendere l’assenza del luogo e il perché il sito venga protetto”[32]
Nel secondo caso, quando il tutto è riferito al partecipante stesso (the whole man), l’interpretazione si traduce nel fatto che l’interprete, in qualunque posto eserciti la sua professione, in natura, museo o sito storico, deve rivolgersi al visitatore nella sua interezza. Dovrà quindi porsi alcune domande, in particolare cosa ha spinto il partecipante ad essere lì, cercando di considerare i molteplici aspetti dell’uomo, curiosità, desideri, emozioni ed in base al tipo di bene, senso religioso, spirito d’avventura, di esplorazione e desiderio di scoprire cose nuove:
“Quando l’obiettivo diventa l’uomo nella sua completezza, in cerca di nuove esperienze, relax, avventura, curiosità, informazione, affermazione magari è lì semplicemente su suggerimento di amici, e mille altri strani motivi, ecco che non si può sbagliare”[33]
Un esempio di come si possa considerare il tutto e non solo una parte, nell’interpretare un bene storico artistico, potrebbe essere il seguente:
Consideriamo un classico bene culturale di una cittadina barocca del sud: la Cattedrale di San Giovanni a Ragusa, un conto è raccontare il bene descrivendolo unicamente dal punto di vista architettonico, un conto e raccontare e ricordare ulteriori aspetti che mettono il bene in correlazione con la storia della città, con la paura del terremoto del 1693 che influì sul tipo di costruzione, così come la scelta del luogo fosse influenzata dallo storico antagonismo che vide contrapposti per parecchi secoli i parrocchiani della chiesa di San Giovanni ai parrocchiani di S. Giorgio, sul fatto che il progetto prevedeva due campanili e che per difficoltà economiche il secondo campanile non fu mai portato a compimento, e ancora: sulle leggende e i miti legati al luogo e alla chiesa stessa, sulle capacità delle maestranze locali di costruire un monumento così bello, sui motivi per cui il monumento ha uno stile barocco e sul riconoscimento da parte dell’Unesco che ha inserito il centro storico di Ragusa nell’elenco del Patrimonio dell’Umanità.
Inoltre, qualcosa che sicuramente colpirebbe i partecipanti, sarebbe quello di individuare un legame tra i partecipanti stessi e i luoghi visitati. Ad esempio, nel caso specifico, parlando di barocco, se si è a conoscenza che alcuni dei partecipanti provengono da Firenze, un breve accenno al barocco fiorentino o al fatto che proprio di Firenze era l’artista Santi di Tito, considerato uno dei precursori della pittura barocca italiana.
In sostanza non limitarsi a raccontare il bene, o parti del bene in quanto tale, ma raccontare la storia, le paure, i sogni e i bisogni, ed il particolare contesto storico ed economico legato alla costruzione del monumento.
14 Approccio su misura
Questo principio corrisponde a quanto indicato nel sesto principio di Tilden, ad eccezione (come viene ricordato nel quinto principio di Larry Beck e a Ted T. Cable), del fatto che non consideriamo solo i bambini ma un target molto più ampio di fruitori finali interessati a partecipare ad un percorso di esperienza di interpretazione, per cui è opportuno tenere conto di: età, scolarizzazione, contesto sociale di appartenenza, sia di altre variabili quali bisogni espressi e impliciti degli stessi fruitori. Per ogni target individuato dovranno essere individuati: temi, metodi e programmi specifici. Nel secondo volume, dove presenterò un modello per la progettazione di percorsi di esperienza di interpretazione, entrerò meglio su questo aspetto (e non solo).
15 Approccio creativo
All’interno di un percorso di esperienza di interpretazione è necessario usare uno stile comunicativo che deve coinvolgere tutta la dinamica del pensiero, raccontando luoghi e fatti in modo creativo e coinvolgente e utilizzando tecniche interpretative quali lo storytelling e la scrittura creativa.
L’interpretazione non è mai uguale tra un interprete e l’altro, in quanto entrano in gioco sensibilità diverse e soggettive legate anche al fatto che ogni interprete avrà un suo livello di connessione emotiva con il fenomeno da interpretare. L’interprete, dal punto di vista pedagogico è a tutti gli effetti un educatore che usa metodi che potremmo definire extrascolastici o extra metodici dovuti proprio al fatto che utilizza un approccio ermeneutico. L’aspetto legato ai metodi extra metodologici è stato affrontato ricordando quanto scritto da Riccardo Pagano a proposito di differenza tra sapere ermeneutico e sapere scientifico nel suo libro “Educazione e Interpretazione”[34]
16 Interpretazione fondata sui fatti
L’interpretazione deve avere all’origine fatti e luoghi concreti. L’informazione sui cui si fonda l’interpretazione deve basarsi su dati e informazioni approfondite e di qualità.
L’interprete è prima di tutto un esperto ed un profondo conoscitore del fenomeno da interpretare. L’interpretazione dovrà essere preceduta da uno studio dettagliato delle fonti e della documentazione bibliografica in modo che le informazioni alla base dell’interpretazioni siano di qualità.
L’interpretazione ha come base dati e informazioni certi e approfonditi[35]
17 Semplicità e coerenza comunicativa
Un Interprete che utilizza un linguaggio eccessivamente tecnico o lungo o non pertinente con il contesto da interpretare non favorisce l’attenzione.
Semplicità di scrittura vanno applicate anche in caso di predisposizione di pannelli, schede informative e cartelli illustrativi. A tal proposito ricordava Tilden:
“… se il visitatore non coglie al volo il senso del cartello, o dell’etichetta interpretativa, riterrà che il luogo è al di là delle sue competenze per potersi divertire”[36]
18 Connessione emotiva (passione)
L’interprete deve amare (e far amare) l’oggetto dell’interpretazione, il risultato dell’interpretazione è fortemente correlato, oltre alla sua capacità creativa, alla passione e alla connessione emotiva che lo lega al fenomeno da interpretare.
Tilden, pur non enunciandolo tra i suoi sei principi, considera quello dell’amore per l’argomento da interpretare, il principio più importante di tutti tanto da scrivere:
“Quindi, i sei principi con cui ho iniziato questo libro potrebbero essere dopotutto (come la “scienza singola” menzionata da Socrate) un unico principio. Se così fosse, sono certo che l’unico principio debba essere l’amore.” [37]
Tilden enuncia un suo assioma che è opportuno ricordare:
“Tutto ciò che è scritto senza entusiasmo verrà letto senza interesse”[38]
Il principio, se vi ricordate quanto scritto nei capitoli precedenti, coincide con il quindicesimo principio di Larry Beck e a Ted T. Cable.
Nella tabella seguente possiamo vedere la correlazione esistente tra i principi da me rivisitati, i principi dei percorsi esperienziali sempre da me proposti, i Principi di Tilden, quelli di Larry Beck e Ted T. Cable e i Tilden’s Tips di Reverka.
Il Principio 3 di Tilden, in realtà rientrerebbe nell’approccio ermeneutico. Infatti, il fatto che l’interpretazione è un tipi di Arte è una mera constatazione di fatto legato al concetto stesso di ermeneutica.
3.2 Definizioni di Interpretazione
E’ vero, di norma inizio i miei lavori partendo dalle definizioni, questa volta ho aspettato di chiarire I principi alla base dei percorsi esperienziali di interpretazione ed il motive tutto sommato è semplice: solo dopo aver compreso i concetti base potranno essere chiari alcuni termini usati all’interne delle varie definizioni.
Ecco perché ripropongo (o, in alcuni casi, propongo per la prima volta) alcune definizioni.
Ho volute mettere in neretto le parti su cui consiglio di riflettere un attimo prima di andare avanti.
Interpretazione
“Attività educativa che aspira a rivelare significati e relazioni attraverso l’utilizzo di oggetti originali, esperienze da vivere in prima persona e mezzi esemplificativi, piuttosto che la mera trasmissione di fatti”[39] (Freeman Tilden – 1957)
“L’interpretazione è l’arte di spiegare il ruolo degli esseri umani nel loro ambiente al fine di aumentare la consapevolezza delle persone sull’importanza di questa interazione e risvegliare in loro il desiderio di contribuire alla conservazione dell’ambiente”[40] (Don Aldridge- 1975)
“Interpretazione è un processo di comunicazione, progettato per rivelare i significati e le relazioni del nostro patrimonio culturale e naturale, attraverso il coinvolgimento con gli oggetti, i manufatti, i paesaggi e i siti”[41] (l’Association Interpretation Canada – 1976)
L’interpretazione ha quattro caratteristiche che la rendono una disciplina speciale: è una comunicazione piacevole, offre informazioni concise, viene svolta alla presenza dell’oggetto della comunicazione stessa e il suo scopo è quello di rivelare un significato[42] (Yorke Edwards (1984)
L’interpretazione è un approccio alla comunicazione. È distinta dalle altre forme di trasferimento di informazioni in quanto è piacevole, rilevante, organizzata e tematica (Sam Ham – 1992)
“L’interpretazione non è informazione. Non è un centro visitatori, un’insegna, un opuscolo o l’indicazione delle attrazioni che vengono visualizzate. Non è una presentazione o un gioco di ruolo. Queste sono semplicemente tecniche con cui l’interpretazione può essere fornita. L’interpretazione va oltre il concentrarsi sul più antico, il più grande o il più raro… Lascia le persone commosse, le loro supposizioni messe in discussione e il loro interesse per l’apprendimento stimolato. Si pensa ancora a una buona interpretazione a colazione la mattina successiva, o a tavola la settimana successiva. Se correttamente fornita, l’interpretazione non solo arricchisce un’esperienza turistica, ma fornisce le basi per ricordarla e riviverla…”.[43] (Simon McArthur – 1998)
Processo di comunicazione che forgia connessioni emotive e intellettuali tra gli interessi del pubblico e i significati insiti nella risorsa” (National Association for Interpretation – NAI) – 2002)
E voi pensate che dopo tutta questa bella serie di definizioni debba mancare la mia? Ma certo che no.
Interpretazione
Esperienza culturale, ermeneutica e sistemica che mira a rivelare il significato più profondo delle cose oggetto di interpretazione (Ignazio Caloggero 2022)
Gli ambiti dell’Interpretazione
La differenza tra le varie forme di Interpretazione del Patrimonio Culturale è legata esclusivamente al grado di specializzazione settoriale e agli strumenti utilizzati durante l’intero percorso di interpretazione, in quanto in quanto ogni Interprete deve comunque avere una robusta conoscenza e competenze in tutti i settori. Pertanto, non esisteranno distinte professionalità ma un’unica professionalità (Interprete del Patrimonio) specializzato in uno o più settori che hanno attinenza con il Patrimonio Culturale suo senso più ampio del termine. Quindi a seconda del settore di specializzazione si parlerà, ad esempio di:
- Interpretazione del Patrimonio Archeologico
- Interpretazione del Patrimonio Storico-Artistico
- Interpretazione del Patrimonio Demoetnoantropologico
- Interpretazione Ambientale o Naturalistica
3.3 Differenza tra Educazione e Interpretazione
Si è discusso molto nel passato (e anche nel periodo recente) della differenza tra educazione e interpretazione.
Il termine “educazione” è stato spesso usato nel senso più stretto del termine, indicando un’attività educativa dove a prevalere è l’approccio didattico/divulgativo destinato prevalentemente ad un pubblico scolastico (istruzione scolastica) o comunque ad un pubblico il cui obiettivo primario è l’aspetto formativo/educativo.
Il termine “interpretazione” è un’attività educativa intesa nel suo senso più ampio dove a prevalere è l’approccio interpretativo (comunicazione ermeneutica) destinato prevalentemente ad un pubblico che volontariamente, spesso per il piacere di scoprire nuovi aspetti della vita e/o per divertimento, partecipa ai percorsi di interpretazione.
In sostanza, sia che prevalga l’approccio didattico/divulgativo (educazione nel suo senso più stretto) sia che prevalga l’approccio interpretativo (educazione nel suo senso più ampio), l’attività è sempre di tipo “educativa”.
La parola “educazione” ha fatto sì che si sia generata una certa confusione di ruoli tra l’educatore che opera nell’abito della formazione formale (con forte impronta oggettiva e utilizzo di metodi scolastici) e l’educatore/interprete che opera in ambito non formale (con forte impronta soggettiva e utilizzo di metodi exra-scolastici).
Personalmente preferirei un termine diverso da “educatore”, magari “formatore” o qualcos’altro, purché diverso da “educatore”. Sarebbe un utile contributo per evitare anche la confusione con la figura di Educatore Professionale in genere associata alle seguenti professioni non rientranti tra le figure disciplinati dalla Legge 4/2013:
- Educatore professionale socio pedagogico (professionista dell’area pedagogica)
- Educatore professionale sociosanitario (professionista dell’area sanitaria)
- Marta Brunelli: Heritage Interpretation – Eum edizioni università di macerata – 2014 Nota 2 a pag. 38 ↑
- Marta Brunelli: Heritage Interpretation – Eum edizioni università di macerata – 2014 ↑
- Marta Brunelli: Heritage Interpretation – Eum edizioni università di macerata – 2014 pag. 41 ↑
- Foundations of Interpretation Competency Narrative – National Park Service U.S. Department of the Interior – pag. 1 ↑
- Marta Brunelli: Heritage Interpretation – Eum edizioni università di macerata – 2014 pag. 50 ↑
- Marta Brunelli: Heritage Interpretation – Eum edizioni università di macerata – 2014 pag. 64 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 29 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 31 ↑
- Donald R. Field e J. Alan Wagar “Visitor groups and interpretation in parks and other outdoor leisure settings” – “Guideline – a Pubblication of the park program Vol. 4 n° 2 MAR/APR 1974” pag. 13 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 61 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 61 ↑
- Sam H. Ham. Environmental Interpretation: A Practical Guide for People With Big Ideas and Small Budgets – 1992. Pag. 7 ↑
- https://www.heritagedestination.com/hdc-training—what-is-heritage-interpretation/ ↑
- John A Veverka: Interpretive Master Planning Volume One: Strategies for the New Millennium museums etc – 2011. Pag. 40. ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio. In particolare, i capitoli 3: La materia prima e i suoi frutti; 4: La storia è tutto; 9: Portare il passato nel presente; 11: Il mistero della Bellezza; 12: L’ingrediente insostituibile; 13 L’uso di dispositivi tecnologici. ↑
- Foundations of Interpretation Competency Narrative pag. 10 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 127 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 130 ↑
- John A Veverka: Interpretive Master Planning Volume One: Strategies for the New Millennium museums etc – 2011. Pag. 44 ↑
- John A Veverka: Interpretive Master Planning Volume Two: Selected Essays Philosophy, Theory and Practice – Capitolo 3: Creating Interpretive Themes e Capitolo 13: Using Interpretive Themes and Objectives Will Make Your Program Planning Easier and More Effective. ↑
- John A Veverka: Interpretive Master Planning Volume Two: Selected Essays Philosophy, Theory and Practice – Pag. 29 ↑
- Foundations of Interpretation Competency Narrative. Pag 38 ↑
- Freeman Tilden – Interpretare il nostro Patrimonio capitolo 10 “niente in eccesso” ↑
- Freeman Tilden – Interpretare il nostro Patrimonio capitolo 15 “Visioni di bellezza” ↑
- Freeman Tilden – Interpretare il nostro Patrimonio capitolo 9 “Portare il passato nel presente” ↑
- Franco Bianco: Introduzione all’ermeneutica – Laterza 1998 ↑
- Riccardo Pagano: Educazione ed Interpretazione – Profili e categorie di una pedagogia ermeneutica. Brescia – 2018 pag. 15. ↑
- Riccardo Pagano: Educazione ed Interpretazione – Profili e categorie di una pedagogia ermeneutica. Brescia – 2018 pag. 16. ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio p. 29 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio p. 73 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio p. 73 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio. Cap. VI “Verso un intero perfetto” pag. 78 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio. Cap. VI “Verso un intero perfetto” pag. 84 ↑
- Riccardo Pagano: Educazione ed Interpretazione – Profili e categorie di una pedagogia ermeneutica. Brescia – 2018 pag. 15. ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio. Cap. 3 “La materia prima e i suoi frutti” pag. 51 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio. Cap. 8 “La parola scritta” pag. 107 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio. Cap. 12 “L’ingrediente inestimabile” pag. 161 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio. Cap. 8 “La parola scritta” pag. 108 ↑
- Freeman Tilden: Interpretare il nostro patrimonio – Edizione italiana del 2019 – Libreria Geografica p. 29 ↑
- HERCULTOUR Heritage Interpretation Training Manual. Pag. 6 ↑
- https://www.heritagedestination.com/hdc-training—what-is-heritage-interpretation/ ↑
- ARPA SICILIA: Linee Guida per l’interpretazione ambientale delle Aree Protette pag. 56 ↑
- HERCULTOUR Heritage Interpretation Training Manual. Pag. 10 ↑
- A proposito del bisogno di autorealizzazione si veda la scala dei bisogni di Abraham H. Maslow ↑
- Ignazio Caloggero – Qualità, Modelli Operativi e Competitività dell’Offerta Turistica. ISBN: 9788894321906 – 2017. ↑
- La tecnica dei sei passi prende spunto dalla delibera CiVIT n. 88/2010 e da alcuni principi indicati dallo schema generale di riferimento della carta dei servizi pubblici sanitari (D.P.C.M. 19 maggio 1995). Ho adattato la metodologia proposta al caso delle offerte culturali e dei servizi turistici in genere. ↑
- Per l’elenco aggiornato e la descrizione dei singoli fattori rimando al link fornito ↑
- Si veda l’area Certification & Training del sito della NAI:https://www.interpnet.com/NAI/interp/Certification/Welcome/nai/_certification/Certification_Welcome.aspx?hkey=fa8b1be4-ee12-436d-ac61-7cdd7efd3926 ↑
- https://www.nps.gov/idp/interp/theprogram.htm ↑
- Ignazio Caloggero: “Turismo, Arte e Patrimonio Culturale: Profili Professionali e Nuovo Quadro delle Competenze Edizioni Centro Studi Helios (2022) ISBN: 9788832060171 ↑