Le Mappe di Comunità  

di Ignazio Caloggero

La mappa di comunità è uno strumento con cui gli abitanti di un determinato luogo hanno la possibilità di rappresentare il patrimonio, il paesaggio, i saperi in cui si riconoscono e che desiderano trasmettere alle nuove generazioni. Evidenzia il modo con cui la comunità locale vede, percepisce, attribuisce valore al proprio territorio, alle sue memorie, alle sue trasformazioni, alla sua realtà attuale e a come vorrebbe che fosse in futuro. Consiste in una rappresentazione cartografica o in un qualsiasi altro prodotto od elaborato in cui la comunità si può identificare. (Manifesto degli Ecomusei, http://www.mappadicomunita.it/)

In questa definizione è possibile individuare quelli che sono considerati da De Varine, i pilastri degli ecomusei: Territorio, Comunità, Patrimonio Culturale.

Altro aspetto da sottolineare è che la mappa è il frutto di un processo partecipativo che vede in primo piano la comunità patrimoniale.

Le Mappe di Comunità si sono diffuse in Inghilterra a partire dagli anni Ottanta, dove il numero di mappe realizzate probabilmente supera le 2.000 unità. In Italia la loro diffusione inizia nei primi anni del 2000 grazie ad Ires che propose di utilizzare le Parish Maps come metodo da utilizzare nell’ambito ecomuseale.

Esempi di Mappe di Comunità:

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Immagine che contiene mappa, testo, atlante
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Immagine che contiene testo
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Come si può notare dagli esempi la Mappa di comunità è quindi una rappresentazione grafica del Patrimonio Culturale che può cartografica o meno e dove vengono usati disegni, icone o altri elementi grafici che possono rendere la mappa anche esteticamente gradevole. Inoltre, spesso sono inseriti anche descrizioni su alcuni aspetti del patrimonio culturale rappresentato.

Parish Maps

Parish Maps

Le mappe di comunità sono ispirate al modello delle Parish Maps, nate da un progetto dell’Associazione Common Ground, fondata in Inghilterra, come ente di beneficenza per le arti e l’ambiente nel 1983 da Sue Clifford, Angela King e lo scrittore di Roger Deakin. L’idea, alla base del progetto, è il coinvolgimento delle comunità per la valorizzazione e promozione del patrimonio culturale locale promuovendo il senso di appartenenza al luogo attraverso la rappresentazione creativa del territorio. Altro aspetto da considerare nella rappresentazione di una mappa territoriale è quella di tenere conto degli aspetti che caratterizzano i valori della stessa comunità: paesaggio, storie, valori, saperi, tradizioni, memorie collettive, relazioni e ogni cosa possa essere considerata, dalla stessa comunità, “identità locale” da valorizzare.

Il progetto delle Parish Maps prende il nome da “parish” (parrocchia), intesa come, piccola comunità, luogo, quartiere o altra entità territoriale di piccole dimensioni in cui le persone si riconoscono e caratterizzato da una propria cultura e identità. In Inghilterra, la parrocchia, intesa come ripartizione amministrativa di tipo ecclesiastico, era anticamente considerata come unità di misura del territorio.

L’utilizzo di mappe che non tengono conto solo degli aspetti geografici, introduce un nuovo modo per comprendere il patrimonio culturale locale e può essere usato anche per un territorio non necessariamente locale. E’ il caso, ad esempio, della Carta degli Alberi del 2017, “Tree Trails” creata sempre da Common Ground e illustrata da Adam Dant.

Immagine che contiene testo, mappa
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La Tree Trails traccia una storia di arte e patrimonio di 200 anni attraverso gli alberi e celebra l’arte e il patrimonio degli alberi delle isole britanniche.

Maggiori info: https://www.commonground.org.uk/tree-trails/

Ulteriori esempi di mappe di comunità tratte dal sito mappadicomunità:

Ecomuseo dei terrazzamenti e della vite

www.ecomuseodeiterrazzamenti.it

I fenomeni di dissesto creatisi lungo i versanti non più coltivati della Valle Bormida in Alta Langa (Cuneo), colpiti dall’alluvione del 1994, evidenziarono il collegamento tra questo fenomeno erosivo e l’erosione sociale e culturale della comunità di Cortemilia. Nacque allora l’idea del progetto dell’Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite: ricostruire in modo simbolico, oltre che concreto, un riferimento sicuro e costante attraverso i secoli del paesaggio terrazzato, con i suoi muri in pietra a secco, le cascine e le coltivazioni. Donatella Murtas coordinatrice scientifica dell’Ecomuseo dal 1999 al 2010, avendo lavorato presso l’associazione Commond Ground durante il suo master di specializzazione in ingegneria ambientale, ha sperimentato l’efficacia delle Parish Maps e questo modello di inventariazione e riscoperta del patrimonio locale ha ispirato il suo lavoro presso l’ecomuseo. Oggi, Donatella è coordinatrice della Sezione Italiana dell’Alleanza Mondiale per i Paesaggi Terrazzati.

Ecomuseo della pastorizia

https://www.visitmove.it/ecomuseo-della-pastorizia/

Anche a Demonte in Valle Stura (Cuneo) per evitare la scomparsa di un’economia basata sulla pastorizia e su un’agricoltura di sussistenza che rischiava di compromettere l’identità e l’integrità del territorio ha portato la locale Comunità Montana a proporre l’istituzione di un ecomuseo per promuovere un progetto finalizzato al recupero e alla valorizzazione della “pecora sambucana”, un ovino di razza autoctona che era a rischio di estinzione. A questa iniziativa si aggiunsero altre attività che si posero l’obiettivo di raccogliere e divulgare i “saperi” e le conoscenze legate al mondo della pastorizia e anche in questo caso, il modello di partecipazione per la realizzazione delle mappe ha aiutato la comunità a prendere coscienza del proprio patrimonio e ad impegnarsi per conservarlo e rivitalizzarlo.
Grande merito per tutto questo processo va a Stefano Martini coordinatore dell’Ecomuseo.

Scopriminiera Ecomuseo delle Miniere e Valle Germanasca

http://www.ecomuseominiere.it/

In Val Chisone e Germanasca (Torino) l‘abbandono dell’attività mineraria rischiava di far scomparire un patrimonio di grande interesse culturale e turistico. L’ecomuseo delle miniere della Val Germanasca ha utilizzato le mappe di comunità per coinvolgere la popolazione nelle attività culturali finalizzate a definire gli obiettivi turistici dell’ecomuseo. Il processo di partecipazione ha prodotto il recupero di un sentiero e la realizzazione di un museo. Il diario del percorso partecipativo di Prali è stato stampato e distribuito a tutti gli ecomusei del Piemonte e la prassi di coinvolgere la popolazione per prendersi cura del proprio patrimonio è proseguita con altri gruppi di lavoro. La mappa di Pomaretto è andata oltre il semplice coinvolgimento di una comunità attorno al suo patrimonio ma ha coinvolto le comunità di due confessioni religiose con una positiva ricaduta sul territorio e un ri-avvicinamento alla partecipazione attiva nelle attività del Comune.

 

Ecomuseo del Vanoi

www.ecomuseo.vanoi.it

L’Ecomuseo del Vanoi nato per volontà del Comune di Canal San Bovo e del Parco Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino (Trento) alle iniziative di riqualificazione e conversione di edifici e di recupero della sentieristica affianca attività di ricerca e di confronto con la popolazione nell’ottica della partecipazione e del coinvolgimento. Da un corso di ricamo è nata l’idea di realizzare la prima Mappa della Memoria della Comunità. Recentemente sono state coinvolte le quattro Proloco del territorio per un ragionamento sul paesaggio che potesse condurre a “una visione” univoca per tutto il Vanoi. La raccolta delle quattro Mappe del Vanoi potrà essere offerta al turista per comprendere momenti storici e memorie difficilmente comprensibili durante una semplice vacanza. Ristabilire periodicamente dei legami con i “testimoni della memoria” del territorio è utile all’Ecomuseo anche per stabilire nuovi contatti e valutare nuove strategie per la valorizzazione e promozione del territorio.

Ecomuseo del paesaggio orvietano

www.provincia.terni.it/ecomuseo

L’Ecomuseo del Paesaggio Orvietano è un progetto pilota sperimentale avviato dalla Provincia di Trento e dal GAL Trasimeno Orvietano. Ad essere coinvolto è il territorio di otto comuni dell’Alto Orvietano, un’area laboratorio su cui si sono poste le basi necessarie alla futura istituzione dell’ecomuseo. Il percorso di coinvolgimento e di animazione che le stesse comunità locali hanno condiviso ed orientato, si è manifestato in una serie di studi per la conoscenza del territorio, di incontri pubblici e di attività sperimentali mirate all’individuazione dei metodi e delle forme più idonee a facilitare la partecipazione e la diffusione dei risultati raggiunti. In tale processo lo strumento principale di cui si è fatto uso è stata la mappa di comunità.

Ecomuseo del Casentino

www.ecomuseo.casentino.toscana.it

Situato nell’alta valle dell’Arno in Provincia di Arezzo, l’Ecomuseo del Casentino è nato per volontà della locale Comunità Montana, consapevole della bontà del modello ecomuseale quale strumento di valorizzazione territoriale. Le numerose sedi espositive distribuite su tutta l’area concorrono a realizzare, nell’insieme, la missione principale dell’ecomuseo che è quella di tutelare e promuovere il patrimonio locale nelle sue componenti ambientali, storico-culturali, produttive ed etnografiche. Dopo la comunità di Raggiolo dove si è sperimentato il processo le mappe di comunità sono ancora oggi utilizzate come strumento per coinvolgere e far partecipare la comunità alle scelte di conservazione, valorizzazione e sviluppo del territorio.

Ecomuseo delle Acque del Gemonese

www.ecomuseodelleacque.it

L’Ecomuseo delle acque del Gemonese si colloca nell’ambito geografico del Campo di Osoppo – Gemona una piana alluvionale situata al centro del Friuli Venezia Giulia. Nato con un progetto LEADER da una partnership tra il Comune di Gemona del Friuli e la cooperativa di servizi ambientali Utopie Concrete è stato riconosciuto di interesse regionale dalla legge 10/2006 del FVG. Si propone di documentare, recuperare e interpretare la memoria storica, la vita, le figure e i fatti, la cultura materiale e immateriale, le relazioni fra ambiente naturale e ambiente antropizzato, le tradizioni, le attività, le pratiche di vita e di lavoro e le produzioni locali nonché il modo con cui gli insediamenti e le opere dell’uomo hanno caratterizzato la formazione e l’evoluzione del paesaggio dell’ambito ecomuseale nella prospettiva di orientare lo sviluppo futuro del territorio in una logica di sostenibilità ambientale, economica e sociale, di responsabilità e di partecipazione dei soggetti pubblici e privati e dell’intera comunità locale.

 

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