Accademia di Belle Arti di PALERMO
Corsi
Scheda
La storia dell’Accademia di Belle Arti di Palermo inizia con l’istituzione della Scuola del Disegno nel 1780, compresa tra le dieci cattedre di Studi minori che insieme alle venti cattedre di Studi superiori, costituiva l’Accademia degli Studi. La scuola, che durava tre anni, istruiva i giovani all’apprendimento del disegno, fondamento delle arti liberali. Primo maestro della Scuola del Disegno è Francesco Sozzi (1731-1795). Nel 1783 viene istituita l’Accademia dell’Uomo Ignudo, dove pittori e scultori, provenienti dalla Scuola di Disegno o da studi privati, seguivano un corso di istruzione superiore nel disegno e chiaroscuro del modello vivente e nella pittura “a composizione figurativa”. L’insegnamento prevedeva una rigorosa divisione negli orari: al mattino la Scuola del Disegno, di sera l’Accademia dell’Ignudo, per consentire alle maestranze e ai giovani che frequentavano i “maestri dell’arte” di poter avere l’insegnamento superiore.
Quando nel 1805 l’Accademia degli studi di Palermo diventa Regia Università, l’Accademia dell’Uomo Ignudo è associata alla cattedra di Architettura civile, tra le quindici cattedre della facoltà di Filosofia, mentre la Scuola del Disegno resta invece tra le scuole minori. Nel 1815 viene istituita la cattedra di Scultura, affidata a Valerio Villareale (Palermo 1773-1854), cui viene dato anche l’incarico di “dare lezioni sulla filosofia delle Belle Arti”. Riammessi i Gesuiti nel Regno delle due Sicilie, espulsi dall’isola nel 1767, vengono loro restituiti gli immobili prima confiscati, pertanto la casa dei Padri Teatini diventa la sede della Regia Università degli Studi Artistici e l’Accademia degli Studi rientra in essa sino al 1860.
Con la fine del Regno delle due Sicilie si ripropone con un nuovo ordinamento degli studi superiori, l’istituzione di un Regio Istituto e Accademia di Belle Arti con Museo e Galleria. Ma al posto dell’Accademia prevista dal Decreto del 1860, che prevedeva un’Accademia di Belle Arti per l’istruzione artistica unificata, in uno stesso edificio a spese dello Stato, che doveva avere anche un museo e gallerie d’arte,nel 1879 con un nuovo decreto viene creato un Regio Istituto di Belle Arti, senza le previste annesse gallerie. L’ordinamento prevedeva quattro anni di insegnamento, di cui uno preparatorio e gli altri tre di corso comune. A fine corso i giovani conseguivano una licenza di cognizioni elementari dell’arte che dovevano perfezionare, con la frequenza, in altre città, di corsi di “completamento razionale”. Soltanto l’insegnamento del mosaico aveva carattere pratico speciale, per l’esistenza a Palermo di una ricca tradizione di monumenti con decorazioni musive.
Nel 1896 entra in vigore il nuovo regolamento emanato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Gli insegnamenti al primo anno sono otto: Geometria descrittiva, Prospettiva ed elementi di architettura, Letteratura italiana e Storia dell’Arte, Disegno di macchine e cinetica, Mosaico, Disegno di figura, Plastica della figura e Plastica d’ornato. Soltanto le tre sezioni di Mosaico, Plastica della Figura e Plastica d’ornato abilitavano lo studente che aveva seguito quattro anni di studio, gli altri insegnamenti erano considerati di formazione sussidiaria. Il Decreto Boselli del 25 gennaio 1891 istituì successivamente, in aggiunta ai corsi comuni, corsi speciali di insegnamento di Disegno della figura, Plastica e Architettura. L’unificazione degli istituti si ha con la legge del 6 luglio 1912, che approva in 36 articoli i ruoli organici dei Regi Istituti di Belle Arti e di Musica ed un regolamento delegava il governo delle Accademie ad un Presidente e quello dei Regi Istituti di Belle Arti ad un Direttore, assistiti dal Collegio dei Professori. L’attuazione della legge avviene però soltanto il 5 maggio 1918.
L’ordinamento attuale dell’Accademia di Belle Arti di Palermo risale al R.D. del 31 dicembre 1923 del ministro Giovanni Gentile, che regola ancora per buona parte gli studi e gli ordinamenti dell’Istruzione artistica superiore separandola definitivamente da quella inferiore. Solo recentemente con la legge di riforma n.508/99 e successive modifiche e integrazioni, sono stati ridefiniti il ruolo e la natura delle Accademie di Belle Arti. Tuttavia questa legge è ancora in attesa di una sua definitiva applicazione tramite i regolamenti attuativi di prossima pubblicazione. Pertanto le Accademie di Belle Arti costituiscono nell’ambito delle Istituzioni di Alta Cultura il sistema dell’Alta Formazione e Specializzazione artistica, cui l’articolo 33 della Costituzione riconosce il diritto di darsi ordinamenti autonomi . Sedi primarie di alta formazione, di specializzazione e di ricerca nel settore artistico, le Accademie possono svolgere correlate attività di produzione, sono dotate di personalità giuridica e autonomia statutaria, didattica, scientifica, amministrativa, finanziaria e contabile.
Le Accademie possono istituire e attivare corsi di formazione ai quali si accede con il diploma di scuola secondaria di secondo grado, nonché corsi di perfezionamento e di specializzazione, master, dottorati. Le Accademie rilasciano specifici diplomi accademici di primo e secondo livello, nonché di perfezionamento, di specializzazione e di formazione alla ricerca in campo artistico. Secondo la legge 508/99 sono dichiarate le equipollenze tra i titoli di studio accademici e i titoli di studio universitari al fine esclusivo dell’ammissione ai pubblici concorsi per l’accesso alle qualifiche funzionali del pubblico impiego per le quali ne è prescritto il possesso.
Infine la legge 268/02 equipara i titoli rilasciati prima dell’entrata in vigore della legge, alle lauree di primo livello, permettendo ai possessori l’accesso ai corsi di studio successivi.
Le recenti disposizioni legislative consentono oggi una più piena attuazione della Legge di riforma 508/99.
La legge 268 ha infatti trasformato l’art.4 della Legge 508/99, concernente la validità dei diplomi, consentendo ai diplomati dell’Accademia, in possesso di un titolo di istruzione secondaria di secondo livello e, previo riconoscimento dei crediti formativi acquisiti, ai corsi di laurea specialistica e ai master di primo livello presso le Università.
Infine il D.M. 482 del 2008 e il D.M. 123 del 2009 hanno consentito l’attivazione dei Nuovi Ordinamenti Didattici dei corsi triennali di I livello e articolati nei tre Dipartimenti. Attualmente l’Accademia è articolata con corsi triennali di I livello e corsi biennali di II livello nei tre Dipartimenti: Dipartimento di Arti Visive, Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate e Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’Arte.
E’ un’istituzione viva e presente nell’ambito della formazione artistica nazionale, ed ha rapporti e collaborazioni con le massime Istituzioni presenti nel territorio.
SEDI
PALAZZO FERNANDEZ
L’edificio inaugurato nel 1886 come sede del Regio Istituto di Belle Arti è oggi l’attuale sede dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. L’area su cui sorge il palazzo fu acquistata con il lascito di Giovanni Fernandez destinata a costruire una nuova infermeria annessa al settecentesco Ritiro delle Figlie della Carità, Ritiro Filippone. Nel 1880 la Pia Opera Fernandez aveva già iniziato a costruire il nuovo edificio ed era già stato innalzato il primo piano quando ci si accorse che la somma di cui si disponeva non era sufficiente per affrontare le spese sopravvenute per le ingenti opere di consolidamento delle strutture, dal momento che l’edificio ricadeva su un terreno di riporto fluviale. Avendolo messo all’asta e non avendo avuto richieste, fu necessario ricorrere ad una permuta offrendolo al Municipio in cambio di un altro terreno. Il progetto di completamento dell’imponente edificio fu affidato all’architetto Giuseppe Damiani Almejda (Capua 1834 – Palermo 1911), protagonista dello scenario artistico palermitano e nazionale, che provvide alle opere di consolidamento e improntò l’edificio riuscendo ad esprimere una sintesi tra fondamenti teorici e pratici dell’arte classica e valori estetici della contemporaneità. Ultimati i lavori, Giovan Battista Filippo Basile (Palermo 1825-1891), uno dei principali architetti siciliani dell’Ottocento, commissario ministeriale, nella qualità di Presidente del nuovo Regio Istituto di Belle Arti tenne il discorso inaugurale. La costruzione, in poderosi conci di calcarenite, ha un prospetto serio e maestoso a tre piani, di cui l’ultimo evidenziato da un forte marcapiano e tripartito da un corpo centrale aggettante. Le finestre delle arcate a tutto sesto sono scandite da lesene.
L’edificio si presenta oggi rinnovato a seguito di attento lavoro di restauro, terminato nel 2005. Vi hanno sede la Direzione, l’Ufficio Relazioni Internazionali, la Biblioteca e il Fondo Storico Librario, il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, l’Aula Magna.
PALAZZO MOLINELLI DI SANTA ROSALIA
Il palazzo fu edificato alla fine del XVI secolo per volere del Maestro razionale Bernardo de Ljermonella Piana del Papireto, un’area inizialmente acquitrinosa, conosciuta anche come Palude “del buon riposo” e definitivamente prosciugata ad opera del pretore Andrea Salazar negli anni 1590/1601. Esso è conosciuto come Molinelli di Santa Rosalia, perché nel 1788 divenne proprietà di Guido Molinelli e Reggio, principe di Santa Rosalia. La facciata su piazza Papireto, di impianto simmetrico, presenta un portale manierista dal forte bugnato sormontato dall’ordine di finestroni di stile plateresco incorniciati da lesene con timpani spezzati. Il cortile interno è caratterizzato da una loggia a tre piani, con archi a sesto ribassato, che si sviluppa su due lati del cortile, soluzione rara in quell’epoca. Nel XVIII secolo il palazzo fu rimodernato sostituendo all’esterno i poggioli dei balconi con parapetti in ferro e all’interno nei saloni principali ai soffitti lignei cinquecenteschi,volte riccamente affrescate.
Attualmente nel palazzo,oggetto di una pesante ristrutturazione, avvenuta intorno al 1975, hanno sede i laboratori di Plastica ornamentale, Tecniche della Ceramica, Decorazione, Anatomia artistica, Incisione,Pittura, Mosaico, Design, Modellistica ed anche la Presidenza e gli uffici amministrativi.
CANTIERI CULTURALI ALLA ZISA
I Cantieri culturali alla Zisa, ex Officine Ducrot, raro e prezioso sito di archeologia industriale, rappresentano un importante testimonianza del periodo Liberty. L’area di oltre 55.000 metri quadri, alle spalle del Castello della Zisa, accoglie al suo interno più di 40 strutture di grande bellezza architettonica dal fascino Liberty, con pilastri in mattoni a pianta quadrata che sorreggono grandi capriate in legno e/o in ferro, infissi e vetrate dell’epoca. Tra il XIX e XX secolo, furono una delle più interessanti e attive aziende di produzione di mobili modernisti che, dalla combinazione tra le più importanti maestranze dell’epoca con l’architetto Basile e molti artisti (tra i quali E. De Maria Bergler e G. Geraci), produssero i più bei arredi Liberty. Tra la I° e la II° guerra mondiale, la produzione si spostò verso innovativi idrovolanti e divenne sede dell’Aeronautica Sicula, e in seguito dopo la guerra passò alla produzione di componenti per le ferrovie sino alla fine degli anni sessanta. Dopo un lungo periodo di abbandono dal 1994 con un operazione di recupero da parte del Comune, i capannoni utilizzati a scopi culturali, accolgono attività espositive e progetti artistici di vario genere, ospitano la Scuola Nazionale di Cinema, l’Istituto Gramsci Siciliano (con biblioteca), lo spazio espositivo ZAC (Zisa Zona Arti Contemporanee) e il cinema pubblico De Seta, il “Centre Culturel Francais de Palerme et de Sicile” e il centro culturale tedesco Goethe-Institut (all’interno della palazzina dell’Aeronautica Sicula, progettata nel ’40 dall’architetto S. Caronia Roberti). Dal 2004 nei padiglioni Galleria Bianca, Grande Vasca, sala Blu Cobalto, spazio nuovo e spazio Ducrot, ha sede l’Accademia di Belle Arti con i laboratori dei Corsi di Scultura, Pittura, Scenografia, Progettazione della Moda, Design Grafico, Audio/video- multimedia e Progettazione dei sistemi espositivi e museali. Una vera e propria cittadella creativa, dove contaminazioni artistiche si fondono e si traducono in innovative formule formative tra arte e mestieri per la cultura.